Ramana Maharshi, le scimmie e la mucca Lakshmi

Ramana Maharshi

Non è vero che la nascita nello stato umano è necessariamente la più alta, e che la realizzazione possa essere raggiunta soltanto da un essere umano: anche un animale può raggiungere l’auto-realizzazione. Queste due storielle raccontano di come il santo Ramana Maharshi, che ottenne la realizzazione del Sé completa, ha dimostrato questa verità.


vacca-sacraUna volta Lakshmi entro nella hall mentre Ramana stava leggendo i giornali e iniziò a leccare i fogli. Ramana la guardo e gli disse «Aspetta un momento Lakshmi». Ma Lakshmi continuò a leccare i fogli. Ramana posò il giornale e mise le sue mani dietro le corna della mucca e poggio la fronte sulla sua fronte e rimasero così, immobili. Dopo un po’ Ramana si girò verso Shantammal che assisteva sbalordito alla scena e gli disse « Sai cosa Lakshmi sta facendo? È in samadhi». La mucca rimase immobile con il respiro sospeso fino a quando Ramana gli disse « Lakshmi come ti senti adesso?» . Al che girando attorno a Ramana se ne andò. Alla fine laksmi non tornò più la sera in città e si sistemò definitivamente al Ramana ashram.
Il 17 giugno del 1948 Lakshmi si ammalò. Il mattino successivo era palese che era ormai prossima alla morte. Ramana andò da lei e la salutò chiamandola madre, prese la sua testa sulle ginocchia la guardò negli occhi e le tenne una mano sul cuore e l’altra sulla testa e rimase così finchè Laksmi non abbandonò il corpo. Secondo la tradizione che il corpo del jnani dovesse essere interrato e non arso sulla pira funebre Laksmi ebbe una sepoltura cerimoniale e sulla sua tomba si pose una statua e una lapide su cui Ramana in tamil scrisse che Lakshmi aveva conseguito la liberazione.

scimmie sacreRamana aveva un ottimo rapporto di amicizia con le scimmie che lo consideravano oltre che amico un arbitro per risolvere le loro controversie. Riusciva a comunicare con estrema facilità con loro e frequentemente egli sedava le loro dispute e veniva richiesto come mediatore per risolvere i problemi di territorialità fra le diverse tribù in guerra e i loro membri litigiosi.
In quel momento di collera e dolore per loro fu naturale andare da Ramana. Le scimmie appena gli furono vicine scoppiarono in grida di dolore e piansero. Ramana pianse insieme a loro e dopo un po’ le scimmie si calmarono. Allora Ramana disse ai parenti della scimmia uccisa «La morte è inevitabile per chi è nato. Colui per le cui mani questa scimmia è morta anche incontrerà la morte un giorno. Non c’è bisogno di addolorarsi».
Le scimmie pacificate da Ramana se ne andarono portandosi dietro il corpo della morta.
Due o tre giorni dopo il contrattista mussulmano fu costretto a letto da una malattia molto grave. La storia dell’insegnamento sulla morte che Ramana aveva impartito alle scimmie, addolorate per la morte della loro compagna, era intanto passata di bocca in bocca fino all’orecchio del contrattista che la aveva inavvertitamente uccisa. I membri della famiglia si convinsero che l’improvvisa malattia del loro familiare fosse dovuta a una maledizione del santo a cui le scimmie si erano rivolte per avere cordoglio. Si recarono da Ramana per implorare il suo perdono e affinché levasse la maledizione. Gli dissero «È cosa certa che lo ha colpito una vostra maledizione, per pietà salvalo dalla morte. Dateci della vibhuti ( cenere sacra). Se cospargiamo il suo corpo con essa egli certamente guarirà». Ramana rispose « Vi sbagliate. Mai maledico o benedico qualcuno. Ho mandato via le scimmie che erano venute qui parlando loro semplicemente della verità che inevitabilmente chi nasce dovrà morire. Inoltre non do mai a nessuno della vibhuti. Per piacere andate a casa e accudite il paziente che avete lasciato solo». I mussulmani non si lasciarono convincere così facilmente e dissero che non se ne sarebbero andati se non avessero ricevuto la vibhuti, così Ramana, per levarseli di torno, alla fine gli diede della cenere di legna prendendola dal fuoco con cui fuori dal tempio, a volte, preparava qualche cibo. I familiari la presero ringraziandolo di cuore e tornati a casa la usarono per curare il contrattista che guarì dalla sua grave malattia in pochi giorni …

by Filippo Sormonta

 

Bhagavan-Sri-Ramana-Maharshi-31

Conoscere il Sé, è essere il Sé, poiché non esistono due Sé. Conoscere è essere. La consapevolezza é esistenza.

Shri Ramana Maharshi


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